La surreale storia di Marcello Del Campo.

È un torrido ed afoso giorno di inizio febbraio a Vergate sul Membro, provincia di Tiodio, G.E.T.T.A.. Marcello Del Campo si è svegliato con il piede sbagliato. Rovista nell’armadio fino a trovare quello giusto, un leone parlante lo aiuta a cambiarlo. Che situazione assurda, che diavolo ci
fa quell’armadio in camera da letto? Si volta frastornato, e subito capisce l’errore. In realtà è il letto che si trova nella camera da armadio. Ormai ristabilite le giuste parti del corpo al giusto posto esce dalla camera, attraversa di fretta il senato e si ritrova un po’ sperso in cucina. Marcello è un tipo particolare, uno di quelli che mettono nella tazza prima i fiocchi d’avena e poi il latte, e quando ce lo versano si sciolgono sempre e sai che palle poi riannodarli. Ma non questa volta. È un diverso arco narrativo. Oggi ha voglia di cappuccio e cornetto. Messa la felpa e recitato gli scongiuri è pronto ad uscire di casa. Esce da corsa. Scivola sul primo gradino, è di marmo. Chissà quand’è che marmo se lo viene a riprendere. Boh.

Non c’è tempo per riflettere, quindi niente occhiali a specchio. Deve andare al supermercato.

Ieri sera era andato a trovarlo il suo amico Riccardo Mutti, e dopo mezz’ora buona di ricerche andate a buon fine avevano giustificato i mezzi che erano in ritardo e fatto festa. Birra a fiumi e vino agli altri, infatti fiumi alla fine era l’unico sobrio e li aveva riaccompagnati a casa. E comunque è sempre meglio venir fermati dalla polizia e perdere i punti che fare un incidente e riceverli, che anche il chirurgo incide per togliere le schegge ma quelle sono veloci e mica si fanno prendere. Ma questo era un breve inciso. Tornando a noi, anzi, a casa di Marcello, era successo un casino. Avevano cercato l’accento dappertutto per potersi fare una partita a poker ma siccome non si trovava di farla partire non ci fu verso. Be’. Ad un certo punto (che si era fatto male ma era pur sempre sicuro di sé) nella baraonda il flutto aveva buttato il morto fuori dalla cassa, quello si era scassato ed era andato in bagno a ricomporsi. In bagno intanto Maria si faceva il turco, c’era anche una turca ma lui non se la cagava. Il morto decomposto ma non scomposto aveva quindi deciso di usare il vespasiano, ma l’imperatore non sembrava apprezzare e si era optato per l’orinatoio. E qui era sorto il problema, e spuntando aveva danneggiato i coltelli e rovesciato la latrina. Quel simpaticone di Riccardo, ubriaco fradicio di chimico, seppur di fisico asciutto, la aveva anche firmata e scritto sopra 1917 perché dava i numeri. L’orinatoio in tutto ciò s’era rovinato e finito sul lastrico non faceva più il suo dovere. Rifiutandosi di rifiutarlo Marcello vuole pulirlo e farlo tornare al suo posto. Così lui si può fermare là ancora un po’, e ritornare più tardi.

Arriva al supermercato, entra e corre al reparto casalinghi. Nessuno, tra quei signori col grembiule e lo spolverino sugli scaffali, gli sembra adatto, ma poi ci ripensa e non compra neanche Ulisse. Costa troppo. Meglio l’entroterra. Cambia corsia e dopo un paio di sorpassi, belli ma purtroppo
non c’è la sua taglia, arriva nel posto giusto. “Igiene per la casa”. Volge lo sguardo a destra e una luce accecante lo immobilizza in uno stato di contemplazione. Una parete di candidi manici dai bordi smussati, ergonomici, ergo comodi, con un tripudio al prezzo di un dipudio di setole immacolate assunte a tempo indeterminato. Una selezione di scopini per il gabinetto che se però non hai un ufficio vanno bene anche per il cesso. Il problema è risolto. 7 euro meno il 15% di sconto fanno 5 euro e 95 centesimi, che per pagare alla cassa è un tempo record, specialmente se il morto di prima sta cercando ancora di rientrarci. Ancora per via della baraonda, con quella dovrebbe stare attraccata.

E comunque il nostro amico alla fine ce l’ha fatta. Eh già, perché era tutto uno scherzo, Marcello in realtà si è svegliato adesso dalla sbornia, chiedendosi cosa ci facesse a desso che non ci era mai stato e non sapendo nemmeno cosa centrasse il supermercato nella storia visto che ha una pessima mira.

Nessuna certezza e molte domande.
Ai postumi l’ardua sentenza.