Le critiche al DDL Zan

Negli ultimi giorni si è discusso piuttosto animatamente, soprattutto sui social, del DDL Zan, la proposta di legge del senatore del PD Zan la quale vorrebbe estendere la tutele previste dalla legge Mancino (che tutela le vittime di discriminazioni basate sulla religione e l’etnia) a coloro che vengono discriminati in base al loro sesso, orientamento sessuale, genere o perché disabili.

Sulla legge Zan si sono sollevate una serie di critiche e polemiche, alcune basate su argomenti apparentemente razionali, altre che non entrano nemmeno nel merito della questione. Il mio obiettivo sarà quindi quello cercare di mostrare la fallacia delle argomentazioni più diffuse contro l’approvazione della legge.

1) Gli omosessuali e le lesbiche sono già abbastanza tutelate.

Per le aggressioni contro gli omosessuali esiste già l’aggravante per “futili motivi”, questo è vero. Ma se bastasse questa aggravante non avrebbe alcun senso qualsiasi legge contro le discriminazioni, neanche la legge Mancino. Il che è assurdo: le leggi non nascono dal nulla, ma sono frutto della realtà sociale in cui siamo immersi. E nella società in cui viviamo essere straniero/a, musulmano/a, gay, lesbica, trans, donna, disabile porta, ancora oggi, ad essere sistematicamente discriminati. Parlare genericamente di “futili motivi” non coglie la gravità dell’atto discriminatorio: se vengo discriminato in quanto appartenente alla categoria “x” significa che se non avessi fatto parte di quella categoria me la sarei cavata.

2) La legge tutela gli omosessuali e le lesbiche. Ma se vengo discriminato in quanto etero? Conto di meno solo perché etero? Non ha senso dare più importanza ad alcune categorie e non ad altre.

L’obiezione è formalmente corretta: sarebbe discriminatorio pensare una legge che tuteli solo certi soggetti e non altri. Peccato che, ovviamente, non sia così. Il DDL tutela CHIUNQUE venga discriminato in base al proprio sesso, genere e orientamento sessuale. Quindi se un cittadino dovesse essere discriminato perché maschio e/o etero e/o cisgender la legge lo tutelerebbe. Il punto è che raramente (in realtà quasi mai) si sente parlare di etero discriminati in quanto etero, mentre gli attacchi ai membri della comunità LGBTQ+ sono piuttosto comuni.

Spesso chi porta avanti questo tipo di argomentazione sembra tradire le sue vere intenzioni: per lui/lei sarebbe corretto applicare leggi ad hoc per avvantaggiare determinati gruppi di persone piuttosto che altri.

3) Ci sono ben altre priorità al momento!

Questa “argomentazione” è un grande classico nel dibattito politico italiano: vi sono sempre altre priorità “x” che vengono prima della legge “y”. Questo ragionamento implica una serie di conseguenze: la prima è che non si può fare alcuna legge “y” se prima non si approva la legge “x” (non importa se le due leggi siano collegate o meno). Di conseguenza si potrebbe asserire, per qualsiasi legge venga proposta, che ne esiste una ancora più importante, e in questo modo impedirne la discussione. Seconda: il parlamento, all’interno di una legislatura, può approvare una sola legge per volta. Se fosse così i tempi della discussione democratica si dilaterebbero all’infinito: vi immaginate cosa accadrebbe se venisse approvata una nuova legge al mese, o addirittura all’anno? Per fortuna non accade così, e infatti in queste ultime settimane la Camera e il Senato hanno discusso diverse questioni. Terzo: o si approva la legge “x” o si approva la legge “y”. Una esclude l’altra. Esempio: o si approvano i ristori o si approva il DDL Zan. Ma in che modo l’applicazione di una legge dovrebbe escludere l’altra? Il DDL Zan non ha un costo economico tale da impedire la distribuzione dei ristori. Con questa affermazione si cerca di creare uno scontro tra categorie, che non ha alcuna base.

Questo tipo di argomentazione è tipicamente portata avanti da chi non ha ancora capito di vivere in una democrazia, dove le decisioni su cosa siano le priorità, per fortuna, sono collettive, e non basate sull’arbitrio del singoli. Inoltre questo tipo di opinione può mettere in luce il privilegio della persona che l’asserisce, per la quale una legge del genere non è importante in quanto le discriminazioni non la toccano da vicino. Se la democrazia andasse avanti solo grazie a ciò che fa comodo a chi ha più potere a quest’ora le donne non potrebbero votare.

4) Vogliono toglierci la libertà di opinione!

La legge, come quella Mancino, concerne il reato di “istigazione all’odio”, e non riguarda ogni opinione. Inoltre nel DDL Zan vi è una clausola che tutela espressamente la libertà di espressione. Questo basterebbe per smontare l’argomentazione.

Alcuni gruppi hanno una visione molto particolare della “libertà”: per loro libertà significa poter dire tutto ciò che si vuole senza ricevere alcuna critica o senza assumersi alcuna responsabilità. Questo tipo di “libertà” è molto cara ai fascisti, che puntualmente, dopo aver commesso atti di prepotenza e di intimidazione, amano fare le vittime e dire che “non possono dire nulla”. Costoro dimenticano che viviamo in una democrazia, dove esistono diverse idee e diverse opinioni, non su un’isola deserta dove l’unica opinione che conta è quella del naufrago che la abita. Nessuno ti dice che devi voler bene agli omosessuali, alle lesbiche e ai trans e sostenere le lor battaglie. Quello che però è giusto che succeda, come in ogni società, è che dire certe cose possa essere considerato degno di biasimo. Funziona così con le parolacce e con altre espressioni: le puoi pensare e le puoi dire, ma non puoi aspettarti gli applausi di chi ti sta attorno.

Infine: se stai dando del “fr…o”, del “n…o” o della “zocc….a” a qualcuno/a non lo/la stai semplicemente insultando. Stai prevaricando su quella persona, stai facendo capire che tu hai un diritto su di lui/lei. Stai dicendo che lui/lei, in quanto omosessuale, donna o straniero, vale meno di te.

E’ ironico osservare come a gridare al bavaglio siano stati soprattutto movimenti cattolici- conservatori, i quali non hanno avuto problemi nel diffondere fake news per portare avanti le loro posizioni. Stiamo parlando delle stesse persone che ritengono che in base alla loro sensibilità personale (attenzione: non in base all’interesse della collettività), non sia bene che due persone dello stesso sesso si sposino o adottino dei bambini, o che si pratichi l’eutanasia a quei malati che desiderano mettere fine alla propria vita, ma non ne hanno la possibilità. Persone che quindi non solo operano, qui sì, una discriminazione, ma addirittura ritengono che la loro morale sia superiore a quella degli altri, tanto superiore da dover essere imposta tramite la legge. Vorrei ricordare che nelle nostre scuole, di ogni ordine e grado, insegniamo religione; che la Chiesa ha avuto un’influenza nella nostra politica fino a pochi anni fa, con la DC, e che ancora oggi esistono movimenti come “Comunione e Liberazione” che godono di un vasto potere. Questo vittimismo dei movimenti conservatori, sempre più comune nel nostro paese, ha onestamente rotto le scatole, ed è basato, oggettivamente e storicamente, sul nulla.

In una democrazia tutti dovremmo poter avere la stessa possibilità di esprimerci, di vivere senza il terrore di venire uccisi, picchiati o insultati per quello che siamo. Qualsiasi paese consideri questa cosa come secondaria non tiene alla vita e alla tutela dei suoi cittadini.

Un ultimo punto: circa 60 anni fa un inglese si ammazzò mangiando una mela immersa nel cianuro. Era caduto in depressione dopo che gli era stata imposta la castrazione chimica, in quanto omosessuale. Essere omosessuali, 60 anni fa, in Inghilterra, era un reato. Quell’uomo era Alan Turing, il padre dell’informatica, e grazie a lui oggi potete usare gli aggeggi che avete in mano. Oggi l’omosessualità non è più un reato ed è facile indignarsi per ciò che accadde a questo grande genio. Non siate come quegli inglesi che negli anni ‘50 non avevano nulla da ridire davanti a questi soprusi: ve ne sarete per sempre grati.