LOTTO MARZO

“Ei bella, cosa fai stasera?”

“Dai dammi almeno il numero!”

“Ma come mai una come te è in giro tutta sola?”

*fischio*

 Come vi sentite ora?

Immagino benissimo, intanto sono solo complimenti, apprezzamenti no?

 No. Questo è il punto.

 Questi non sono semplici complimenti, queste parole e gesti scaturiscono angoscia, imbarazzo e paura. Una donna, una ragazza, anzi ogni persona a prescindere dal genere deve essere libera di prendere un treno senza avere paura, deve poter camminare sul marciapiede senza sentire un fischio provenire da qualche angolo della strada.

Tutto questo viene definito “cat calling”, cioè l’insieme di tutti quei “complimenti” non graditi che vengono fatti per strada rivolti a donne e ragazze; a molti può sembrare una cosa normale, quasi ovvia da fare ma queste persone non possono neanche immaginare alle ripercussioni che su una ragazza possono avere. Perché in realtà quello che si prova quando ti vengono dette queste frasi o fatti questi gesti è disagio, perché sono complimenti non voluti, inappropriati, e diciamolo, viscidi che purtroppo ogni singola donna nella propria vita ha dovuto subire un numero incalcolabile di volte.

 La verità però è che ancora nel 2020 , le donne vengono considerate come degli oggetti posti sullo scaffale in esposizione e di conseguenza le altre persone si sentono legittimate a trattarle come tali.

Ciò è causato dall’oggettivazione del corpo femminile, cioè il non vedere una persona nella sua completezza ma solo concentrandosi sul suo corpo, sul suo aspetto esteriore. Possiamo considerarla la causa principale di questi atteggiamenti verso le donne, perché esse sono viste essenzialmente come oggetto sessuale, non come persone con un pensiero, con degli interessi ma solo come un corpo bello esteriormente ma vuoto all’interno, delle matriosche in sostanza.

Questa mentalità purtroppo è ancora radicata nella nostra società odierna anche grazie alla visione che viene riportata nelle pubblicità, nei programmi televisivi, sui social network della donna. Nonostante le lunghe battaglie per i diritti delle donne, ancora oggi la prima cosa che si va ad esaltare non sono le capacità, la bravura ma la bellezza, come se fosse l’unica cosa per cui una donna dovrebbe andare fiera.

Ancora oggi alle donne sono riservati solo alcuni impieghi nel mondo del lavoro, e quelle che invece sono riuscite, con grandissimi sforzi e sacrifici, ad ottenere un ruolo lavorativo elevato vengono giudicate, disprezzate con frasi come “chissà come ha fatto ad arrivare fin lì, “le avranno dato un aiutino in cambio di qualcosa”…

Le discriminazioni nel mondo lavorativo sono ancora moltissime. Oltre al dubitare delle capacità delle stesse donne, esse sono ancora viste come “Il secondo sesso” per citare Simone de Beavouir, un sesso ritenuto inferiore e subordinato a quello maschile dominante.

Per questo motivo esiste ancora il gender gap, cioè il divario retributivo che si instaura tra un lavoratore donna e un lavoratore uomo per lo stesso identico impiego. Le donne in Italia vengono pagate il 16% in meno dei colleghi maschi, secondo il Censis in Italia le donne che lavorano sono il 42,1% degli occupati totali, uno dei tassi più bassi tra i Paesi europei.

Questi dati sono importati perché ci fanno capire che “Il mondo in cui si vive continua a proporre persistenti divari tra uomini e donne, sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista economico”, afferma Laura Boldrini e che “la strada è ancora lunga e restano molti nodi da sciogliere”.

Purtroppo la strada è ancora lunga perché l’indipendenza femminile e il rispetto del ruolo delle donne parte soprattutto dal lavoro, perché vedere donne ricoprire ruoli importanti e vedere che possono raggiungere i loro obiettivi è importante sia come esempio per altre donne ma sopratutto per far circolare tra le nuove generazioni un nuovo modo di vedere la donna, non più il modello patriarcale che per anni ha condizionato il ruolo femminile nella società.

Il cat calling e il gender gap sono due fenomeni che potrebbero sembrare molto distanti tra loro ma in realtà purtroppo sono strettamente collegati, finché non ci impegneremo tutti a consentire che l’emancipazione femminile possa continuare il suo percorso le discriminazioni verso le donne continueranno imperterrite, finché non insegneremo alle nuove generazioni il rispetto verso l’altro non si potrà mai arrivare a una parità di genere.

In una giornata come questa, l’8 marzo, non regaliamo soltanto la mimosa ma, assieme ad essa, tendiamo una mano a tutte le donne che ci stanno accanto e lottiamo assieme a loro, come giusto che sia.